Un nuovo stadio ma sempre a San Siro. L’impianto che Milan e Inter costruirebbero insieme potrebbe nascere a pochi metri di distanza dall’attuale Meazza, che verrebbe così demolito o riconvertito ad altra funzione. A Est, sull’area dell’ex ippodromo del trotto che Snai da tempo sta cercando di vendere oppure sul versante opposto, nella area di proprietà comunale, adesso adibita a maxi-parcheggio. Non è più soltanto la suggestione di un manager appena arrivato in Italia con la valigia piena di progetti ambiziosi come il nuovo ad rossonero Ivan Gazidis, il quale sogna di replicare a Milano il modello dello stadio di proprietà che a Londra ha fatto impennare il fatturato dell’Arsenal. Qui lo stadio di proprietà sarebbe in coabitazione con l’altra squadra della città per ripartire il peso dell’investimento e aumentare il ritorno destinato agli sponsor. Da ieri l’ipotesi di un San Siro 2, più moderno e funzionale del predecessore, ha il via libera più o meno esplicito dell’amministrazione. Sindaco e assessori continuano preferire la strada di una concessione del diritto di superficie per 99 anni alle due società dell’attuale Meazza, una formula che consentirebbe di rimodernare l’impianto, eliminando il terzo anello e costruendo invece il «quarto» — lo spazio esterno cioè destinato a merchandising, ristorazione e intrattenimento.

Ipotesi demolizione San Siro

Beppe Sala però ha «aperto» martedì all’ipotesi di un nuovo stadio a patto che venga realizzato nella stessa zona. «Aspetto che le squadre vengano da me ufficialmente. Avevo chiesto un nuovo incontro entro fine dell’anno. Se l’idea è di costruire lo stadio nell’area di San Siro, sarebbe comunque un’alternativa buona per noi. Non ci andrebbe male», ha confermato il sindaco: «Certo, lo stadio c’è già, ma l’idea di costruirne uno nuovo potrebbe derivare dalle difficoltà che si avrebbero nel fare i lavori e dal continuare a gestire l’attività sportiva contemporaneamente. Ma a noi non andrebbe male rimanere in zona San Siro». Anche per l’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran il piano B non sarebbe comunque da buttare via. «La via maestra ci sembra sempre quella di ristrutturare San Siro, ma è comunque positivo che finalmente le due squadre ragionino di un progetto congiunto». Su un punto il Comune non intende cedere: le casse di Palazzo Marino non dovranno rimetterci neanche un euro; saranno quindi le due società, nel caso, a farsi carico del destino del vecchio Meazza, nell’eventualità di una demolizione come in quella di una riconversione a museo o spazio commerciale.

San Siro, una soluzione già esistente?

Uno stadio a fianco di quello che c’è già, dunque. Sull’area della Snai, da tempo sul mercato, secondo gli operatori del settore ci sono trattative avanzate con «una multinazionale che ha realizzato vari progetti immobiliari a Milano e sta terminando le proprie valutazioni». Alcuni ambienti finanziari ipotizzano che sarebbe Hines ad avere una opzione con scadenza a fine anno: eventualmente anche per sviluppare l’operazione o solo come «ponte» per un futuro passaggio agli stessi club. Eppure fonti vicine alla società smentiscono il coinvolgimento sull’area (e in effetti Hines, ad oggi, è concentrata su investimenti di altro tipo, in particolare palazzi del centro storico). Quanto al progetto – costruire lo stadio dove oggi c’è l’ex Trotto o sull’area pubblica adesso occupata dai parcheggi — sarebbe l’unico modo per sbloccare lo sviluppo immobiliare di quella enorme area che arriva fino all’ippodromo del galoppo, mantenendo peraltro a pieno regime la fermata della metropolitana lilla realizzata da poco. Uno stadio potrebbe essere conveniente soprattutto per il futuro proprietario dell’area — visto che la legge sugli stadi, in caso di realizzazione ex novo, consente una semplificazione dell’iter autorizzativo anche per servizi e volumetrie intorno all’impianto.

Fonte: milano.corriere.it