Marco Fassone continua a tormentare l’ambiente rossonero. A darne una prova è Repubblica, secondo cui l’ex ad avrebbe fatto pedinare 4 giornalisti: si tratta di Enrico Currò e Luca Pagni de la Repubblica, Carlo Festa de Il Sole 24 Ore e Tobia De Stefano di Libero. L’obiettivo era quello di individuare le loro fonti all’interno della squadra e cercare di arginare una presunta fuga di notizie (relative alla ricerca di un nuovo socio, fondo arabo e la mancanza di giuste risorse da parte della cordata di Yonghong Li).
La strategia di Fassone
Stando a quanto riferito dall’agenzia investigativa, il “monitoraggio dinamico” – richiesto esplicitamente in una riunione in sede – avrebbe una data ben precisa sia di inizio sia di fine: 19 febbraio e 2 marzo. Ma sul banco degli imputati erano finiti anche alcuni suoi dirigenti colleghi, i cui tablet, smartphone e pc furono fatti analizzare. Addirittura fu proposto a Telecom di verificare i tabulati di quattro utenze telefoniche: quelle di Agata Frigerio, Giuseppe Mangiarano, Giovanna Zian e Angela Zucca. Infine fu chiesta anche una bonifica ambientale negli uffici della sede di Casa Milan, che però ebbe esito negativo. La partita tra Milan e Fassone non sembra assolutamente terminata: inoltre si parla di presunte pressioni esercitate nei confronti dei dirigenti sottoposti. Chi vivrà vedrà: questione rimandata al prossimo 29 gennaio, quando ci sarà la seconda udienza della battaglia legale .
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