Le dichiarazioni di Massimiliano Mirabelli: “Sono convinto che il Milan e Donnarumma faranno ogni sforzo per continuare insieme lungo una strada che sarà lastricata di successi. Gigio ha soltanto 21 anni, eppure ha già giocato 203 gare ufficiali in rossonero e 19 partite con l’Italia, della quale è titolare: senza nessuna ombra di dubbio è uno dei più forti portieri del mondo. Giocherà mille partite fra club e Nazionale. Quanto vale? Io dico 100 milioni e non credo di esagerare. Il Covid comporterà certamente un ridimensionamento delle quotazioni, ma questo non accadrà per i fuoriclasse come Donnarumma. Sono felice di essere stato io, tre anni fa, a convincerlo a rimanere in rossonero. Diciamo che questo è stato il più bel regalo che potessi fare al Milan”.
Sull’addio al Milan: “Premessa fondamentale: se io fossi stato al posto di Elliott, avrei fatto la stessa cosa. Quando in una società si insedia un nuovo proprietario, questi ha il diritto di scegliere i collaboratori che ritiene più opportuni: all’epoca, il mio rammarico nasceva dall’impossibilità di completare il lavoro iniziato da un anno, consapevole però di avere avuto l’occasione di lavorare in uno dei club più famosi del mondo. Io che, a uno a uno, avevo salito i gradini dai dilettanti ai vertici del calcio”.
Sul Milan attuale: “Oggi, lo splendido finale di stagione del Milan, la qualificazione all’Europa League, lo straordinario lavoro di Pioli, mi hanno reso felice. Maldini é iconico e sta lavorando molto bene. Faccio i miei complimenti a tutti e sono lieto che il club sia tornato sui suoi passi, confermando Stefano e non pensando più a Rangnick. Saggia decisione. Io sono per la meritocrazia: Pioli ha guadagnato sul campo il diritto di continuare ad allenare il Milan”.
Sui colpi di mercato dell’ex ds: “Calhanoglu è stato un colpo di cui vado fiero. Ero certo che avrebbe sfondato: in Pioli ha trovato l’allenatore ad hoc per valorizzare le sue qualità. E poi c’è Kessie, tornato sui livelli dell’Atalanta che ci indussero ad acquistarne il cartellino; c’è Conti, contro il quale la jella si è accanita per via dei due gravi infortuni, ma stiamo parlando di un giocatore che ha soltanto 26 anni e ancora una grande carriera davanti a sè. Prima parlavamo del rinnovo di Donnarumma: aggiungerei quello di Calabria, di Romagnoli, di Gabbia che ad un certo punto sembrava potesse lasciare il Milan e, invece, grazie anche alla lungimiranza e alla fiducia della sua famiglia, decise di rimanere. Ora, Matteo, classe 1999, è in prima squadra. Dove arrivò anche Cutrone: lo voleva il Bari, in Serie B, tuttavia lo convinsi a restare e ancora oggi mi manifesta gratitudine. La sua cessione al Wolverhampton ha fruttato circa 22 milioni di euro al Milan: questa si chiama una patrimonializzazione felice”.
Su Ibrahimovic e Gattuso: “Se lo confermerei? Sì, senza dubbio. Lo svedese è il leader che alla squadra mancava da quando si è ritirata la generazione dei Nesta, dei Gattuso. Già, Gattuso. Si ricorda le perplessità che da più parti furono sollevate perchè si diceva che Rino non fosse il tecnico adatto per il Milan? Il tempo è galantuomo. Rino ha dimostrato tutto il suo valore: prima riportando i rossoneri in Europa sul campo, impresa resa vana dal contenzioso con l’Uefa causa fair play finanziario; poi, a Napoli, dove ha letteralmente rilanciato la squadra con un lavoro all’altezza della sua preparazione. Quando l’ho incontrato a Milano, nell’estate di tre anni fa, Gattuso aveva alle spalle l’esperienza di Pisa. Con l’umiltà e la determinazione che lo contraddistinguono, ha accettato la proposta di allenare la Primavera del Milan e quando c’è stata l’esigenza di individuare il successore di Montella, non ho avuto esitazioni. Gattuso merita di raccogliere ogni soddisfazione: sono sicuro che la Coppa Italia vinta con il Napoli sia stata soltanto la prima di una lunga serie”.