A Tutto Milan

Milan, con il Torino è mancata anche la grinta. Tornare grandi, oppure no?

In un mese si possono realizzare molte cose, il Milan, nel suo marzo-aprile tormentato, ha parzialmente ridimensionato quanto fatto in precedenza ed è rientrato nei ranghi di una ordinarietà che a Milanello è di casa da troppo tempo. Non è tanto il pareggio a far notizia, contro un Torino imbattuto da cinque partite e sempre scomodo da affrontare, quanto la mancanza, al netto degli impegni ravvicinati, di quella applicazione e quella cattiveria visti appena tre giorni fa contro il più nobile Napoli. Se lo 0-0 coi partenopei era ampiamente accettabile e anzi, per le occasioni create nel primo tempo addirittura stretto, lo stesso non si può dire dello scialbo mercoledì di campionato dei rossoneri, che non hanno raccolto un bottino pieno che sarebbe stato fondamentale per mantenere l’ultimo posto utile per l’Europa. Le cose si erano messe bene, con Bonaventura a segno dopo l’errore di Belotti dal dischetto, eppure il Milan è mano a mano arretrato e andato a chiudersi in un guscio come una tartaruga che arretra la testa per proteggersi, subendo il gol del pari.

PRESTAZIONE SCONFORTANTE

La prestazione del secondo tempo è stata in particolar modo sconfortante: con la tegola Calhanoglu, infortunato e non disponibile, Borini adattato di nuovo esterno non può garantire nulla di più che non richiedano i suoi mezzi da gregario. Kalinic ha girato come al solito a vuoto, a destra Abate continua essere un grande punto interrogativo che non viene in soccorso della lungodegenza di Conti, e in mezzo al campo Kessié ha fatto la frittata in occasione del rigore (doppia: prima perde palla, poi rincorre e sgambetta) ed ha proseguito peggio la sua prestazione. Ma chi manca davvero a questo Milan sono gli uomini con maggior classe come Suso: nulla toglie allo spagnolo di aver tirato fuori le castagne dal fuoco in molte occasioni per la causa rossonera, ma occorre chiedersi se è davvero l’uomo su cui poggiare un futuro. L’esterno si concede davvero troppe pausa nel corso della stessa stagione e soprattutto pare non variare mai il modo di giocare. Nella conferenza stampa pre Torino, Gattuso aveva evidenziato la necessità di trovare nuove soluzioni di gioco e siamo pienamente d’accordo: Suso ora pare un binario che finisce morente al termine del selciato, un giocatore che solo a intermittenza riesce a essere pienamente decisivo.

QUALE DIREZIONE PRENDERE?

Tralasciando il discorso relativo ai novanta minuti di ieri, occorre aprirne un altro più ampio: una stagione partita con toni trionfalistici si sta trasformando nell’ennesimo tentativo di difendere un sesto posto. Ora, quali sono le intenzioni per il futuro? Il Milan, al di là del campo e dei risultati, deve ancora recuperare appieno quell’aurea che lo ha fatto grande in passato. In questo senso, serve capire la direzione da prendere, se accontentarsi cioè di una mediocrità spacciata per grande spirito e sacrificio (due cose che comunque ieri si sono viste poco) che da tante stagioni porta un distacco di circa trenta punti dalla Juventus e una continua mancata qualificazione in Champions League, o decidere di tornare davvero grandi cercando di capire chi è da Milan e chi no. Lungi dal criticare quanto di buono fatto in questa stagione, che, perlomeno, rispetto alle precedenti ha portato una buona base di partenza. Serve però un salto di qualità serio e per farlo riecco il consueto discorso del portafoglio: di attaccanti da 25 gol, ciò che al momento serve di più ai rossoneri per sfangare anche queste partitacce, ce ne sono pochi e sono molto costosi. Ma almeno, possono corrispondere a un profilo vicino alla nobiltà rossonera. Che non può essere stata perduta, ma che la bacchetta magica di Gattuso non poteva certo far tornare in appena cinque mesi.

fonte: milancafe24.com