Isterismo e rabbia. Leggendo i tifosi sui social sono i primi due sentimenti che si percepiscono. Comprensibile, dato che gli ultimi 5 anni di Berlusconi e Galliani, sommati al pazzesco anno cinese, hanno portato all’esaurimento i milanisti tra closing, bonifici raccontati minuto per minuto per gli aumenti di capitale, ultratrentenni calcisticamente finiti acquisiti a parametro zero e “non entra nessuno se non esce nessuno”. Pongo qualche semplice domanda ai miei compagni di tifo:
1) Maldini, che in precedenza aveva già rifiutato un ruolo in dirigenza perché non convinto dal progetto, sarebbe restato qualora quest’ultimo non fosse stato attraente e allettante? Non fosse così, cosa gli avrebbe impedito di andarsene?
2) Boban, uno dei pochi o forse l’unico ad avere il coraggio di criticare da subito e pubblicamente il mercato di Fassone e Mirabelli, uomo di sostanza, senza peli sulla lingua, avrebbe mai rinunciato alla vicepresidenza FIFA se il progetto presentato non fosse stato quello di riportare il Milan ai vertici del calcio Mondiale?
3) Ad oggi, mentre scrivo questo pezzo sono circa 110 i nomi affiancati al Milan da testate giornalistiche ufficiali da inizio Giugno. Credete davvero che avessimo mai potuto trattarli tutti?
No. All’ultima domanda rispondo io: no. Pensavo avessimo capito tutti che il Milan non fa filtrare nulla o quasi nulla sui profili cercati, e il giornalismo risponde così: dicono 6-7 nomi alla settimana senza che siano trattative confermate, questi nomi puntualmente non arrivano, per la stessa stampa diventa “Milan beffato, il mercato dei no” e il tifoso milanista impazzisce. Potrebbe sembrare la trama di uno squallido film, invece è tutto vero.
Tornando alle prime due domande invece, vorrei che leggendo questo articolo rispondeste voi. Se credete che Maldini e Boban si siano fatti sfilare Veretout e Kabak (ricordo che per un turco la Germania è casa, come la Francia per un nordafricano) perché manca liquidità o per inesperienza manageriale vi sbagliate di grosso. È giusto invece non cadere nei tranelli delle sfide al rialzo create ad hoc dai procuratori per spillare 3 milioni in più di bonus, di commissioni o mezzo milione in più di ingaggio. È giusto pagare una Panda per quanto vale, una Ferrari per quanto vale e anzi, bisogna vedere quanto è usata una Ferrari per darle un giusto prezzo. Manca più di un mese alla fine del mercato e al timone abbiamo due uomini di spessore, competenti e innamorati dei nostri colori. Innamorati sì, ma non tanto stupidi da accettare di lavorare ad un progetto che avrebbe messo sulla graticola la loro credibilità e personalità e neanche tanto incompetenti da farsi sfuggire giocatori che ritengono fondamentali e insostituibili per il nostro allenatore. Quando succede significa che c’è altro e c’è di meglio. Abbiamo creduto a Essien, van Ginkel, Vangioni, Lapadula, Mati Fernandez e chi più ne ha più ne metta. Abbiamo creduto a Fassone e Mirabelli. Ora più che mai Maldini e Boban meritano di lavorare con la fiducia ed il sostegno di tutti noi.
Paolo conferma tutto in occasione della conferenza di presentazione di Theo Hernandez e Krunic, sfogandosi con la classe e l’eleganza che lo contraddistinguono: “Leggo tanti nomi che non sono nostri obiettivi, finiscono in altre squadre e diventano mancati acquisti ma non mi va di commentare questa cosa, poiché sono notizie che non escono da noi“. Un laconico Ricky Massara lo segue a ruota: “E se posso permettermi, posso dire che la fantasia non vi manca, siete prolifici a fornire nomi nuovi tutti i giorni“. Anche per le smentite ci sono tempi e modi corretti.
Nel bel mezzo del tuttologismo, la frontiera calcistica di quest’ultimo è lo “scoutismo”. Si giudicano i calciatori in base ai gol e agli assist assegnati da Transermarkt e le statistiche di Whoscored (siti utili e autorevoli, se usati senza dare un giudizio finale grazie alla media voto), senza tener conto dei precedenti ruoli in cui operavano i giocatori, i compiti da svolgere in campo richiesti dagli allenatori, il contesto sociale in cui vivevano e se si adattava bene al loro carattere, la mentalità… Il compito delle squadre di scout è scoprire queste e mille altre cose e confrontarle coi DS e gli allenatori. Per fare questo vengono pagati, è il loro lavoro, girano mezzo mondo perché studiano da vicino ogni profilo in campo e fuori. Avere ed esprimere un opinione personale è lecito, ci mancherebbe. Ma avere la presunzione di sapere se un uomo (prima che calciatore) è adatto o meno ad uno specifico progetto tecnico no. Per questo esistono figure professionali e ben retribuite.
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