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La disciplina del capitano: l’intervista del mese di dicembre

“Sono una persona rispettosa delle regole e sono cresciuto con dei valori, gli stessi che vorrei trasmettere ai miei figli”, spiega Leonardo Bonucci nel corso di questa lunga intervista, la prima rilasciata alla rivista ufficiale rossonera. Il forte difensore racconta anche il suo impegno nel sociale e ci anticipa i propositi per il nuovo anno che coinvolgono il Milan.

Qual è il tuo primo ricordo legato al Natale?

“È un ricordo che si ripete più volte. Ho sempre passato il Natale in famiglia, ci trovavamo nella taverna della casa dei miei genitori, dove sono cresciuto. C’erano tra le venti e le venticinque persone e si passavano i tre giorni di festa sempre a tavola: si giocava a carte e soprattutto si mangiava (ride, n.d.r. )… Quella è la mia idea di Natale. Poi, crescendo e avendo poco spazio da dedicare alla famiglia e ai miei figli, abbiamo alternato le feste in casa ad altre dove abbiamo preso l’aereo per andare in zone più calde a rilassarci un po’. Pur essendo molto bella la vita del calciatore ogni tanto c’è la necessità di staccare e di riposarsi, vivendo intensamente quei cinque o sei giorni che ti offre la pausa natalizia”.

A proposito, quest’anno ci siamo uniformati al calcio internazionale: si giocherà durante le feste per garantire lo spettacolo richiesto. Una novità che ti attrae, ti spaventa o ti incuriosisce?

“Mi incuriosisce. Noi calciatori l’abbiamo voluta perché è un modo di attirare le famiglie negli stadi, di creare entusiasmo. Per me può essere una buona via da percorrere, come è stato per la Premier League, dove si gioca praticamente ogni 48 ore durante il periodo di Natale. Sono curioso, ma allo stesso tempo credo che sia la strada giusta per il calcio italiano: offre una novità e aumenta l’affezione del pubblico”.

Tornando al calcio, questa stagione è nata un po’ così. Vedi qualche analogia tra quest’annata e la tua prima alla Juventus?

“Si, rivedo tanto. Il grande entusiasmo iniziale, tanti nuovi acquisti… la differenza la vedo soprattutto nella partenza: con la Juve l’inizio fu ottimo, arrivammo a dicembre nelle prime posizioni, poi da gennaio ci fu un tracollo inspiegabile. Al Milan invece abbiamo avuto difficoltà nell’amalgamare il nuovo gruppo, non era facile sicuramente ci sarebbe servita un po’ di fortuna in più. Sono però sicuro che, da questo momento in avanti, tireremo fuori il meglio da ognuno di noi e riporteremo il Milan ai livelli che gli competono”.

Per un calciatore, quanto conta la testa e quanto il fisico? Gattuso sostiene che vanno di pari passo, per te esiste una percentuale tra l’una e l’altra componente di un atleta?

“lo penso che nei momenti di reale difficoltà, quando ti trovi sul campo, la testa ti aiuti tanto, perché dove non ci arrivi con le gambe ci puoi arrivare col cervello. In questi mesi iniziali, ho fatto fatica da questo punto di vista perché avevo la testa impegnata da tanti pensieri e i mio livello fisico non era ottimale. Quindi, le due cose messe insieme mi hanno portato a fare delle prestazioni non consone a quelle del passato. Dopo la squalifica di due giornate (a causa dell’espulsione rimediata contro il Genoa, n.d.r.), ho lavorato sia sul fisico che sulla testa e sono riuscito a esprimermi come avrei voluto sin dall’inizio. Sono d’accordo con Gattuso: vanno di pari passo, ma nei momenti di difficoltà la testa ti aiuta a rendere quel qualcosa in più per arrivare all’obiettivo: una grande prestazione per il singolo, una vittoria per la squadra”.

Tu hai molta forza di volontà e concentrazione: arrivato a casa, quanto tempo ci metti a smaltire una partita o un allenamento?

“Dipende dalla partita (ride, n.d.r.). In questo periodo ci metto tanto, è più forte di me. Vorrei aiutare prima me stesso e poi tutta la squadra a dare qualcosa in più e trovare il modo di darlo. Questo aspetto, in passato, mi ha portato a essere più concentrato sulle cose negative rispetto a quelle positive che potevano essere d’aiuto a me e al gruppo. Analizzo gli errori personali commessi, mi chiedo dove posso essere più incisivo, più determinato. Poi, col passare delle ore, mi faccio scivolare tutto addosso. Pero, se giochiamo la sera, dormire diventa dura…”.

Che tipo di papà sei? Ti piace giocare con loro?

“Mia moglie mi definisce molto severo nei loro confronti. Anzi, spesso mi consiglia di essere più leggero coi bambini, visto che passiamo poco tempo insieme. Però sono una persona rispettosa delle regole e sono cresciuto con dei valori, gli stessi che vorrei trasmettere ai miei figli. Vorrei crescessero educati e attenti al prossimo e che non subiscano ciò che ogni giorno capita nel mondo: li vorrei pronti a vivere in questo sistema. Poi, quando c’è il momento del divertimento, sono il primo a mettermi in porta o a giocare due contro uno, perché per loro il calcio è il primo sport. Appena hanno un attimo di tempo, dentro casa, anche dopo aver fatto la doccia quando non dovrebbero sudare, tirano fuori il pallone”.

Cosa ti ha dato e cosa ti ha tolto il calcio?

“Nel calcio, quando arrivi a certi livelli, vedi due lati della stessa medaglia. Mi ha dato tanto: era il sogno che ho rincorso fin da bambino. Una percentuale altissima di giovani in tutto il mondo vorrebbe diventare un giocatore professionista, io ho avuto questa fortuna. Sono arrivato a livelli altissimi, a esser riconosciuto per strada. E quello che più mi è stato tolto è proprio la privacy, la possibilità di far qualsiasi cosa faccia un normale uomo all’interno della famiglia, come per esempio andare al parco con i bambini o fare una passeggiata con la moglie. Tutto questo fa parte del gioco, ne avrei fatto volentieri a meno ma capisco che non è possibile e quindi cerco di avere il massimo della disponibilità con tutte le persone che mi fermano. A volte ci sono del momenti in cui non ci riesci e ti dispiace, perché poi magari passi per quello che non sei. Purtroppo ci sono situazioni della giornata o della tua vita in cui faresti volentieri a meno di fare una foto, perché sei arrabbiato per com’è andata la partita o deluso per altre ragioni”.

Siamo quasi arrivati a Natale: che regalo sogni? E con l’anno nuovo, hai qualche buon proposito?

“Il primo desiderio per Natale è che la salute accompagni me e la famiglia. Dopo questo, vorrei raggiungere gli obiettivi con la maglia del Milan. Spero che il 2018 sia migliore dell’anno che sta per terminare, perché ce lo meritiamo. Se lo meritano tutti quelli coinvolti nel progetto Milan, ma anche tutti gli italiani, passando al discorso Nazionale, perché la mancata partecipazione al Mondiale è un momento davvero brutto per il nostro calcio. A livello personale, vorrei raggiungere i traguardi che ci siamo prefissati a inizio stagione”.

fonte: acmilan.com