Marco Fassone, amministratore delegato del Milan, è stato intervistato in occasione della presentazione di “Favole portafortuna per tifosi milanisti da 0 a 99 anni” di Carlo Pellegatti. Ecco le sue dichiarazioni.
Sulla ‘favola’ che rappresenterebbe il ritorno di Kakà al Milan
“Chi lo sa? Io mi sento un po’ un intruso sentendo i racconti di tutte queste favole milaniste. Io l’ho conosciuto un po’ meglio 15 giorni fa. Ho speso un’oretta con lui e suo papà. E’ stata un’oretta molto intensa, perchè credo sia un ragazzo che sa farsi conoscere in poco tempo. Ci siamo scambiati un po’ di idee su quello che lui intende come il suo di futuro e su quello che noi vediamo come futuro del Milan e lui si è preso questo mese per decidere cosa fare. Sicuramente prima di Natale credo che ci sarà la possibilità di sentirsi, non solo per scambiarsi gli auguri, ma anche per vedere se le favole durano, continuano, finiscono o, magari ritorneranno. Quindi tra poco ne sapremo di più. Posso immaginare la gioia che proverebbero i tifosi rossoneri, qualcosa avevo visto anche io”.
Su San Siro
“Sono molto combattuto e spero che nel momento in cui si dovranno prendere delle decisioni saranno illuminate. San Siro è fantastico, un simbolo, un’icona, qualcosa che mi emoziona. E’ un orgoglio per i milanisti. Ciò non toglie che siamo in un calcio moderno, in cui lo stadio assume un ruolo fondamentale per una ragione sportiva, ma anche economica e finanziaria. Il nostro stadio, oggi così com’è, non ci permette di essere competitivi e quindi dobbiamo studiare cosa fare per permettere di competere, che sia San Siro o meno. Faremo dei ragionamenti consci che San Siro sia casa nostra”.
Su Donnarumma
“Il suo post su Instagram di alcuni giorni fa mi ha rassicurato”.
Sul ritiro forzato a Milanello
“Abbiamo lasciato passare la serata di domenica. C’è stato un momento di grande depressione, pensavamo ci fosse lo spirito giusto. Eravamo preparati e convinti che potessimo svoltare. Quando le partite finiscono in questo modo forse non hai la lucidità di prendere le decisioni nel modo più corretto e quindi abbiamo deciso di rivederci il giorno successivo. Ci siamo scmabiati delle idee e abbiamo ritenuto che non ci fossero nè le condizioni giuste per ritrovarci la sera a festeggiare scambiandoci gli auguri di Natale e quindi abbiamo pensato a questi 4 giorni prima della partita di sabato, che assumono un rilievo speciale per parlarci, stare insieme, scoprire cosa non va e risolvere i problemi, perchè questo gruppo ha bisogno di capire il valore di essere Milan e cosa può rappresentare la sconfitta di domenica. L’abbiamo vissuta come un’umiliazione che non deve più succedere”.
Sul significato del ritiro
“Nella circostanza nostra noi abbiamo pensato di sì. Perchè è un Milan nuovo, un progetto che sta nascendo, con tanti giocatori e dirigenti nuovi, una parte dello staff che ruota attorno alla squadra nuovo. Abbiamo avuto la possibilità di stare insieme nella tournèe di quest’estate, ma erano momenti di euforia, anche eccessiva a posteriori. E’ un Natale strano, di lavoro. E’ la prima volta che non ci si ferma a livello di calendario. La peculiarità delle cose ci ha fatto pensare sia stato giusto stare insieme”.
Sul Voluntary Agreement
“Dal mio punto di vista la ritengo soprattutto, con enorme rispetto di chi ha preso la decisione, una scelta di matrice di indirizzo politico. C’è un presidente nuovo alla UEFA, che ritiene che le sanzioni per i club che hanno sbagliato sia la strada corretta. Il Voluntary Agreement è una novità, è stata introdotta da una UEFA precedente alla sua. Probabilmente noi e qualche altro club che hanno fatto investimenti importanti non è visto in modo positivo. Il Milan, probabilmente, riceverà delle sanzioni per delle violazioni al Fair Play Finanziario commesse nei tre anni prima che arrivassimo noi. E’ una decisione che ci lascia un po’ con l’amaro in bocca. Mi spiace che passi la versione che sia stata una bocciatura dei nostri piani, non è così. I piani ci sono e sono chiari e dettagliati”.
Sulla riservatezza di Li Yonghong e del gruppo cinese
“Difficile superare questa riservatezza, secondo me non lo farà. Alla luce dell’ambiente che si sta creando, molto difficile per un cinese da capire, mentre un italiano è normale, ho approfittato della presenza di David (Han Li, ndr), che è qui da quindici giorni in Italia, per chiedergli di fare una riunione interna in società con tutti i manager del Milan, quindi una ventina di persone, affinchè potesse spiegare lui ai suoi uomini il loro punto di vista. Perchè, ad esempio, sono così restii dall’intervenire, dal farsi fisicamente vedere e per raccontare ai ragazzi il progetto e perchè loro sono convinti che sarà un Milan di successo, in tempi più o meno lunghi, che cercheremo di accorciare. Ci vuole pazienza. Nel fare questa chiacchierata ne ha approfittato per spiegare alcuni concetti che per noi sono di difficile comprensione, che siamo abituati a sentire e vedere fisicamente il presidente. C’è tutta una filosofia e una cultura dietro che mette in difficoltà anche a me venire a raccontare qui, perchè non la conosco bene nemmeno io”.
Sull’entusiasmo svanito da parte dei tifosi
“L’orgoglio che avevamo quest’estate vedendo la gente letteralmente incendiata per quello che avevamo fatto, vedere 4000 persone a Milanello per il raduno, 65mila contro il Craiova c’è. Sappiamo che nel calcio l’entusiasmo può crearsi velocemente, ma può anche discendere altrettanto rapidamente. Resta, però, la consapevolezza che quell’ambiente si può creare con i milanisti. E ciò mi dà la speranza che le favole rossonere possano continuare”.