Daniele Pagani, direttore de La Gazzetta di Don Flaco, è stato intervistato in esclusiva dalla redazione di ATuttoMilan.it. Di seguito è riportata l’intervista completa.

Pensi che il Milan di Giampaolo possa raggiungere l’obiettivo di qualificazione alla prossima UEFA Champions League?

Credo sia troppo presto per fornire una risposta attendibile, il mercato è ancora in fase embrionale e Giampaolo ha l’arduo compito di dover imprimere i postulati del suo bien jouer alla squadra, quindi non parliamo di un processo automatizzato e meccanico. Ci vuole tempo, servirà anche a un grande come Sarri, nella Juventus, con ben altri giocatori. Quindi bisogna armarsi di pazienza. Attualmente Napoli e Inter stanno un paio di gradini sopra, il quarto posto invece resta una battaglia aperta tra le stesse squadre dello scorso anno: l’Atalanta ha confermato Gasperini e Duván Zapata, ha riottenuto Mario Pašalić in prestito dal Chelsea e ha acquistato Muriel, che in sei mesi a Firenze ha fatto grandi cose. La Roma, Pau López a parte, così come la Lazio con Denis Vavro, ha fatto solamente acquisti a sfondo complementare. Entrambe le compagini capitoline dovrebbero perdere un pezzo pregiato in questa sessione di mercato, dunque vedremo come si muoveranno in conseguenza di queste perdite non imminenti, ma quasi. Trovare un equilibrio in fretta, per il Milan, sarebbe sicuramente il fattore più importante nella corsa alla prossima UEFA Champions League.

Giampaolo è un amante del 4–3–1–2: in quale ruolo vedresti meglio Lucas Paquetá?

La mia opinione su Paquetá non si scosta più di tanto da quella espressa nei giorni scorsi da Zico, col quale talvolta ho il piacere di scambiare due chiacchiere, in tema futebol, ovviamente, quando il suo impiego da direttore tecnico dei Kashima Antlers non gli porta via gran parte della giornata. Lucas a mio avviso potrebbe dare il meglio di sé agendo da interno di centrocampo, anziché da trequartista, soprattutto per le sue caratteristiche tecniche e atletiche, che lo favoriscono notevolmente nella fase d’inserimento dalle retrovie: senza palla, sullo scarico. La sua ipotetica evoluzione in top–player per me dipenderà tanto anche da diversi fattori ambientali, come i compagni di reparto, per esempio: lo vedrei molto bene a fianco di Veretout, che agirebbe come volante, perno del gioco, e di un giocatore ben predisposto alla fase difensiva e al box to box. Lo completerebbero. Sulla trequarti, qualora se ne andasse Çalhanoğlu, azzarderei Bonaventura alle spalle delle due punte: la sua rapidità di gamba, la sua imprevedibilità tecnica e un suo minore impiego nella transizione difensiva potrebbero persino renderlo l’arma in più di Giampaolo. Tornando a Paquetá comunque, per concludere il discorso: date retta alla dottrina Zico. Si tratta di un autentico numero otto che sì, ha il giusto ibridismo per giocare nelle vesti del trequartista, ma dà il meglio di sé partendo qualche metro più indietro, perché ciò gli consente di avere dei margini di manovra e una visione periferica del gioco più ampie.

Con l’approdo di Leonardo era evidente l’obiettivo di creare una sorta di sinergia con il calcio sudamericano. Dopo il suo addio credi che cambieranno le linee guida del mercato milanista?

Assolutamente sì, senza Leonardo gli scenari del calciomercato rossonero mutano radicalmente, se non per la manifesta e condivisa ambizione della società di costruire una squadra giovane, basata su talenti under–25. Theo Hernández e Bennacer sono dei profili interessanti, Rade Krunić saprà come rendersi utile. Le linee guida, invece, sono cambiate eccome. Con Leonardo si parlava unicamente e costantemente di profili brasiliani di prospettiva: Lucas Santos, Helinho, Tetê, Fabrício Oya, Liziero, Pedrinho, Luan Vinicius, Jean Lucas, che è appena passato all’Olympique Lione, e infine Everton. Ci mancava solo che venisse ritirato in ballo il nome di Ganso. E chi ne ha, più ne metta. I nomi li hanno fatti tutti (ride, ndr). Ora con il novello quartetto dirigenziale composto da Maldini, Massara, Boban e Gazidis si faranno delle valutazioni più ad ampio raggio e ci si rivolgerà in maniera più epicentrica al mercato europeo: pochi giorni addietro è stato acquistato Andreas Jungdal, portiere classe 2002 che arriva dal Vejle, club che in Danimarca vanta una discreta tradizione di successi, mentre proseguono ad oltranza le trattative con il Chievo per Vignato, su cui vigila anche il Bayern Monaco. Ora come ora Ceballos e Praet sono nomi complicati da raggiungere, mentre su Dani Olmo bisognerebbe rischiare assolutamente l’investimento. Se fossi nella dirigenza farei un pensierino a Marko Rog, ormai vicino all’addio al Napoli, mentre Bielik dell’Arsenal cerca rilancio, e sarebbe un buon investimento a costi contenuti come comprimario. Tuttavia qualcuno di esperienza servirebbe: oggi c’era Guastadisegno presente a Casa Milan, il procuratore dell’ex Gabriel Paletta, ma soprattutto di Germán Pezzella, che potrebbe essere la prima alternativa a Dejan Lovren. Qualora venissero ceduti Ricardo Rodríguez e Ivan Strinić, tenendo in considerazione anche l’insieme di limitazioni economiche imposte dalla UEFA al Milan, oltre ai giovani talenti, mi butterei su un paio di parametri zero. Sì, non parliamo proprio di due giovincelli come Theo Hernández e Ismaël Bennacer, entrambi ventunenni, ma Martín Cáceres e Filipe Luís non potrebbero che aiutare in termini di esperienza lo spogliatoio rossonero: l’uruguaiano ha raggiunto i trentadue anni e potrebbe rappresentare un ottimo innesto sotto il profilo numerico e qualitativo, in particolar modo per quella sua innata duttilità che gli consentirebbe di fare il quarto nella batteria di centrali, rimpiazzando così Cristián Zapata, ma anche il terzino su ambedue gli out. Discorso diverso per Filipe Luís: trentatré anni, è libero da vincoli contrattuali con l’Atlético, nonché vincitore di quest’ultima edizione della Copa América, seppur solamente da comprimario. Alcune mie fonti mi dicono sia in trattativa con il Flamengo che, tra parentesi, sta allestendo una squadra top in ambito continentale. Il Milan dovrebbe provarci comunque perché così facendo si troverebbe in rosa un grande calciatore nonché una chioccia per Theo Hernández, che potrebbe faticare nella prima fase di adattamento alla nostra Serie A.

Tra i tanti talenti che conosci, quali vedresti molto bene nel Milan?

Chi mi conosce bene da un punto di vista professionale, sa altrettanto bene quanto detesti proporre nomi scontati. Tuttavia uno come Nahitan Nández, in un centrocampo completato da L. Paquetá e Veretout, sarebbe davvero il profilo perfetto per Giampaolo. Seguo con grande interesse la crescita di Bruno Guimarães, mediano classe ‘97 dell’Atlético Paranaense che ha trovato in Lucho González un maestro, oltreché un grande compagno di reparto. Sempre in terra brasiliana sto monitorando la crescita di Luanzinho, fantasista classe 2000 dell’Avaí, e del suo coetaneo Ramires, del Bahia, centrocampista estremamente duttile e talentuoso che secondo me ha dei margini di crescita immensi. Così come li hanno, del resto, Antony del São Paulo, Jean Pyerre del Grêmio e Marrony del Vasco. L’anno scorso ho scoperto prima di tutti Bruno Méndez, che ora gioca nel Corinthians, e dunque spero di ripetere un’altra previsione positiva con Léo Santos, ottimo centrale difensivo che gioca in prestito alla Fluminense, proprio via Timão. E infine c’è Pedro, sempre dalla Flu: dieci reti l’anno scorso, tre in cinque partite nell’attuale Serie A. In Argentina credo in Marcelo Weigandt, terzino destro del Boca Juniors che quest’anno troverà molto spazio, Álvaro Barreal del Vélez Sarsfield, Juan Krilanovich e Tomás Belmonte del Lanús e poi Alexis Mac Allister, già del Brighton, che lo ha prestato al Boca dopo averlo prelevato dall’Argentinos. Non sottovaluterei nemmeno il profilo di Wuilker Faríñez qualora partisse Donnarumma. In Colombia ho parlato per anni di Carlos Cuesta, appena approdato in Europa grazie al Genk, e ora mi vien spontaneo fare i nomi di Reyes e Pérea dell’Atlético Nacional. Altri nomi sparsi sono Christian Makoun del Zamora, centrale difensivo nonché capitano del Venezuela sub–20, poi l’ecuadoregno Diego Palacios, terzino sinistro dell’Aucas, e infine Jairo Concha del Perù.

Nei giorni scorsi a Casa Milan era presente pure Serginho, collaboratore dell’agente Alessandro Lucci per quanto riguarda i calciatori sudamericani. Credi che il Milan possa prenderlo come punto di riferimento o si è trattata di una semplice visita di cortesia?

Suppongo, senza tuttavia sapere, che la presenza di Serginho fosse più che altro di cortesia. Da quel che so io Lucci era presente a Casa Milan per discutere del futuro di Suso e Calabria. Quest’ultimo, di fatto, resterà in rossonero, mentre lo spagnolo è meno sicuro della permanenza, anche perché le idee tattiche di Giampaolo omettono l’impiego di due esterni d’attacco: come Suso, per l’appunto, oppure Castillejo. Poi sicuramente Serginho e Maldini una chiacchierata di circostanza su qualche gioiellino verdeoro se la saranno fatta, magari su qualcuno dei profili da me citati testé. In ogni caso credo che Sérgio, prima di diventare il punto di riferimento dei rossoneri sul mercato brasiliano, debba crearsi innanzitutto una sua credibilità personale come operatore. Non avrà grandi problemi, parliamo di un professionista grandioso: lo sarà dietro alla scrivania come lo è stato in campo per sedici anni.