Rocco Commisso, possibile acquirente del Milan, ha rilasciato un’intervista presso America Oggi. Di seguito sono riportate le sue dichiarazioni.

“La trattativa per l’acquisto del Milan continua, nonostante qualche difficoltà di comunicazione. E questo indebolisce il rapporto fiduciario che dovrebbe esistere in un contesto complesso, ma trasparente, come quello attuale”.

La dichiarazione elegante del potenziale acquirente della società rossonera, Rocco Commisso, patron di Mediacom (quinto polo televisivo via cavo negli Usa) non lascia adito a dubbi ed è anco- ra più sorprendente se si considerano le voci più recenti secondo cui Li Yonghong, l’attuale proprietario, avrebbe interrotto le trattative per la cessione a Commisso.

L’intenzione, che secondo un collaboratore fidato “ha suscitato il disappunto” del magnate statunitense è quella da parte di Li di restituire ad Elliott i 32 di milioni di euro dell’aumento di capitale. Commisso invece non è disposto a mollare la presa: “Questo Milan sette volte campione d’Europa ha una tradizione e una storia di valenza mondiale e non merita di essere trattato così” ribadisce, nonostante l’Uefa abbia deciso ieri che “il club non potrà partecipare alla prossima competizione Uefa a cui è qualificata nelle prossime due stagioni (una competizione sola nella stagione 2018/19 o in quella 2019/20, in caso di qualificazione)”. Decisione contro o a favore, resta il fatto che il club “ha bisogno di un azionista competente e solido per affrontare non solo le conseguenze del- la squalifica Uefa, ma anche e soprattutto il futuro. Noi abbiamo svolto i nostri compiti e abbiamo lavorato con la massima onestà – ha affermato il collaboratore di Commisso – ma non riusciamo a capire come mai il presidente Li esiti a concludere, pur sapendo che in caso di mancata fidejussione dei 32 milioni al fondo Elliott potrebbe perdere tutto”. Sebbene sia chiaro che esistano altri gruppi interessati al club rossonero, non lo è ancora – almeno all’entourage di Commisso – quali siano le loro offerte e in che contesto operino.

È noto che la famiglia Ricketts, proprietaria dei Chicago Cubs, sia interessata, ma non è dato sapere se abbia raggiunto un accordopreliminare, o se sia intervenuta per “speculare sul prezzo d’acquisto, o nella peggiore delle ipotesi, come controparte di Li, per evitare quindi che noi si concluda l’accordo” precisa lo stretto collaboratore dell’imprenditore italoamericano. “Non credo – ha concluso questa fonte riser- vata ad America Oggi – che esista una situazione del genere. Ma a questo punto è difficile capire quali e quanti siano gli altri”. Una cosa è chiara: “Chiudo il contratto, ma soltanto alle mie condizioni” specifica Commisso. Visto e considerato che la trattativa è ancora aperta a tutti gli sviluppi, l’unica, ma non l’ultima soluzione, potrebbe arrivare dopo la decisione del Tas (Tribunale Arbitrario dello Sport) che fra dieci giorni presenterà il nome del nuovo proprie- tario (ammesso che Li non riesca a recuperare i 32 milioni dovuti al fondo Elliott). Ma anche in quel caso, sulla testa del proprietario cinese, penderebbe la spada di Damocle della scadenza di ottobre quando deve versare altri 182 milioni. Tutti scenari possibili anche se in questo momento Commisso resta (sempre) il più probabile dei potenziali acquirenti del Milan. “Ma sia chiaro – continua il patron di Mediacom – prima devo avere un accordo vincolante”. Per chiudere la trattativa Commisso sarebbe disposto anche a lasciare a Li il 30% del pacchetto azionario, ma, ribadisce: “Non accetterei mai di essere in minoranza”. Insomma, un po’ anche di Li, ma “il club deve essere mio perchè credo di poterlo gestire e farlo tornare ai massimi splendori”.

Le prossime mosse di Commisso, in ordine di importanza (e scadenze) sarebbero quindi: firmare l’accordo; versare i 32 milioni a Li e infine andare al TAS per presentare l’offerta finale. Ipotesi di dirottare e acquisire altri club? “Certamente – afferma Commisso – il Milan è il Milan, con una tradizione che non tutti i club italiani o mondiali possono vantare, ma in realtà esistono sempre altre alternative in Italia, in Europa e negli Stati Uniti”. (ddc)

fonte: americaoggi.us