Fabio Borini, giocatore del Milan, ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport per parlare del suo momento attraverso “Niente di vero tranne gli occhi”, un romanzo di Giorgio Faletti. Ecco le sue dichiarazioni.
Allora com’è stata la prima volta con Montella e Gattuso?
“Dagli occhi, ma non sono mai riuscito a capire se un allenatore mi avrebbe fatto giocare. Ci sono troppi fattori esterni. Guardi che io sono un iper-razionale e lo dimostro anche nei tatuaggi. Ad esempio, ho il Grillo Parlante di Pinocchio perché voglio una coscienza vigile. Poi c’è anche un Peter Pan con la maglia numero 9 perché desidero mantenere sempre e mie idee, e inoltre ho il nome scritto in cirillico”.
Nel libro si parla di vendetta. Nel calcio di chiamano rivincite: le sue?
“Anche solo il fatto di essere venuto al Milan dopo è una rivalsa perché ho sempre creduto in me. Ma ce ne sono altre da prendermi e poi mi piace sempre vincere. Pensi che da piccolo baravo anche ai giochi pur di riuscirci”.
Nel libro si parla di occhi altrui trapiantati che fanno vedere il mondo diversamente: un giorno vedrà il calcio con quelli di Gattuso o di Montella?
“Quelli di Gattuso, forse”.
Mai pensato: “Che sfiga essere benuto al Milan proprio adesso”?
“No, anzi meglio, perché è tutto da costruire. Secondo me non c’è migliore opportunità”.
Se il campionato fosse un giallo, chi sarebbe l’assassino che fa fuori tutti e vince?
“Per me la Juventus”.
E in Europa League?
“Direi il Milan, ce la possiamo fare. E così anche in Coppa Italia”.
Se Gattuso e Montella fossero due detective, chi è più da intuizione fulminante e chi da rigore metodologico?
“Gattuso sarebbe quello più umano, più psicologo. Montella invece più investigatore alla ricerca di prove”.
E se Gattuso le chiedesse di tirare un rigore, lo calcia?
“Scherza? Certo. Da quella volta che li sbagliai tutti mi sono allenato bene e ora faccio sempre gol.
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